La preservazione divina della Sunnah (1 di 7): La Comprensione dei Compagni circa la loro grande responsabilità.
Descrizione: La seguente serie di articoli illustra i mezzi utilizzati nel corso della storia per garantire che la Sunnah, o insegnamenti del Profeta Muhammadr , rimanesse autenticamente conservata e priva di alterazione e interpolazione. Prima Parte: L'avvertimento dato dal Profetar a chi riporta di lui notizie false, e la giusta comprensione dei Compagni, che Iddio si compiaccia di loro, di questo monito.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 31 Aug 2024
- Stampato: 54
- Visto: 22,720
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Introduzione: La Sunnah e la sua posizione nell'Islam
La Sunnah si riferisce alle azioni, alle dichiarazioni e allo stile di vita del Profeta Muhammadr. Si tratta di un aspetto essenziale nell'intero sistema dell'Islam. Dio stesso nel Corano ha ordinato ai musulmani di prendere il Profetar come il loro modello di vita e di ascoltare e obbedire alle sue parole. La Sunnah è l'espressione ideale pratica dell'Islam.
Ed è altrettanto la spiegazione risoluta del Corano stesso. Senza di essa, infatti, non è possibile una giusta comprensione di come applicare l'Islam[1].
La Sunnah del Profetarè stata conservata in quella che è conosciuta come “La Letteratura del Hadith”. Il tema della conservazione della Sunnah e del hadith, in realtà, è una questione che riguarda la conservazione e la purezza della religione islamica stessa. Quest'argomento diventa ancora più importante se si considera che, purtroppo, molti hanno una falsa concezione di come siano state conservate le notizie e, di conseguenza, non possiedono piena fiducia nella autenticità degli ahadith del Profetar.
Alcuni dei mezzi con i quali Dio ha preservato la Sunnah
Dio, guidando l'uomo, ha disposto molti mezzi con cui Egli ha conservato la Sunnah. Alcuni di questi aspetti rappresentano una particolarità propria della nazione musulmana. Fatto importante da evidenziare è che questi mezzi di conservazione sono stati attuati fin dai primi tempi, senza alcuna presenza d'intervalli dal materiale originale o perdita di detti.
Alcuni dei fattori e dei mezzi che hanno contribuito alla conservazione della Sunnah sono:
La Comprensione dei Compagni circa la loro grande responsabilità.
È ben evidenziato nel Corano come i popoli precedenti distorsero, manomisero e, più generalmente non furono in grado di conservare minuziosamente il messaggio che hanno ricevuto[2]. I Compagni del Profeta, che Iddio elogi e preservi lui e si compiaccia di loro, capirono che il Profeta Muhammadr sarebbe stato l'ultimo Messaggero a essere inviato all'umanità e che si sarebbe aggravato sulle loro spalle il compito di conservare i suoi insegnamenti. E quindi sarebbe stato compito loro fare in modo che non accada al messaggio del Profeta Muhammadr, ciò che subentrò agli insegnamenti dei profeti precedenti. Inoltre, lo stesso Profetarconfermò la responsabilità dei Compagni di apprendere da lui e trasmettere agli altri. Disse il Profetar, ad esempio, alla folla di persone durante il pellegrinaggio:
“Che il presente informi l'assente, può darsi che chi viene informato sia più comprensivo di chi ha sentito”. [Bukhari e Muslim].
Questo insegnamento profetico ricorre in molte delle sue
affermazioni, alcune delle quali sono state narrate da numerosi Compagni.
Ad esempio, disse il Profeta r:
“Che Iddio illumini la persona che sente il mio detto, in seguito lo comprende , e poi la comunichi da parte mia. Può darsi che un possessore di sapienza non sia sapiente e può darsi che un possessore di sapienza lo riporti a chi è più sapiente di lui”[3].
Il Profetar li ammonì, anche in modo molto severo, circa il riporto di qualsiasi notizia scorretta in suo riferimento. L'uso del termine arabo “kadhab” nel linguaggio del Profeta non significava solo “mentire”, bensì intendeva il comunicare qualcosa di non corretto. Dichiarò infatti il Profetar:
“Trasmettete di me anche un solo versetto, e raccontate dei Figli di Israele senza disagio, e chi mi attribuisce falsamente qualcosa, intenzionalmente che si prepari la sua postazione nel Fuoco” [Al Bukhari].
Pare che il Profetar abbia dichiarato quest'avvertimento in diverse occasioni, poiché questi termini sono stati riportati da oltre cinquanta compagni[4].
Così, i Compagni si resero conto di quanto dovevano prestare
attenzione nelle proprie narrazioni. Hanno perciò capito l'avvertimento riguardo
a chi attribuisce falsamente al Profeta qualche notizia, e ciò vale sia a chi
commette questo intenzionalmente e sia chi lo commette non intenzionalmente.
In un rapporto registrato nel Sahiih al-Bukhari, fu chiesto al Compagno Al
Zubair, che Allah si compiaccia di lui, del perché non avesse narrato molti
ahadith, e così rispose: “Quanto a me, non mi sono mai allontanato da lui
[ovvero dal Profeta]. Tuttavia gli ho sentito dire: «Chi mi attribuisce
falsamente qualcosa, intenzionalmente che si prepari la sua postazione nel
Fuoco» “.
Commentando quest'affermazione, Ibn Hajar[5] ha evidenziato che Al Zubair ovviamente non si riferiva a se stesso sul fatto del poter produrre qualcosa in nome del Profetar. Temeva invece che narrando molto potesse cadere in errore e quindi rientrare di conseguenza del monito citato[6].
Disse Anas Ibn Malik: “ Se solo non temessi di errare vi direi cose che ho sentito dal Messaggero di Allahr. Ciò perché l'ho sentitordire: «Chi mi attribuisce falsamente qualcosa, intenzionalmente, che si prepari la sua postazione nel Fuoco» “[7]. Questo, ancora una volta, implica come Anas, un Compagno, che Allah si compiaccia di lui, abbia capito che il monito del suddetto hadith vale anche per chi commette errori non intenzionali, durante il riporto del hadith.
Tuttavia, altri Compagni come Abu Hurairah, continuarono a studiare e memorizzare gli ahadith appresi dal Profetare di conseguenza, non avevano molto da temere riguarda a eventuali errori. Ciò a differenza invece di coloro che non si sono dedicati a un tale studio e che avevano quindi più da temere che la loro memoria potesse ingannarli durante la narrazione a proposito del Messaggero di Dio, che Allah lo elogi e lo preservi.
Nota:
[1] Quest'autore ha discusso in dettaglio la posizione e il ruolo della Sunnah nell'Islam nel suo libro “L'autorità e l'importanza della Sunnah” (Denver, CO: Al-Bashiir Company, 2000).
[2]Il Corano stesso si riferisce alla distorsione dei libri precedenti da parte di quei popoli, ed altrettanto riferisce dei loro tentativi di nascondere un parte della rivelazione. Si osservi ad esempio i versetti: [05:14-15] e [04:46].
[3] See Abdul Muhsin al-Abbaad, Diraasat Hadeeth Nadhara Godu imraan Sama Muqaalati...: Riwaayah wa Diraayah (no publication information given), passim.
[4] Si veda, Turuq Hadeeth Man Kadhaba Alayya Mutamadan di Sulaimaan al-Tabaraani, (Beirut: al-Maktab al-Islaami, 1990).
[5] Uno dei più autorevoli commentator di Sahiih Al-Bukhari – IslamReligion.com
[6] Ahmad ibn Hajar, Fath al-Baari Sharh Sahiih al-Bukhaari (Makkah: Maktabah Daar al-Baaz, 1989), vol. 1, p. 201.
[7] Questa versione è stato riportata da Al-Daarimi. Secondo Abdul Rahman al-Birr, la sua catena è autentica. Si veda “ Manaahij Adaab ua al-Sahaabah fi al-Ta'allum ua al-Ta'liim” Abdul Rahman al-Birr, (Al-Mansoorah, Egitto: al-Daar Yaqeen, 1999)., Pag. 183.
La preservazione divina della Sunnah (2 di 7): La Registrazione del Hadiith
Descrizione: La seguente serie di articoli illustra i mezzi utilizzati nel corso della storia per garantire che la Sunnah, o insegnamenti del Profeta Muhammadr , rimanesse autenticamente conservata e priva di alterazione e interpolazione.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 61
- Visto: 19,769
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Seconda Parte: I detti del Profetar (gli ahadith) sono stati scritti durante la sua vita e immediatamente dopo la sua morte?
Prima di discutere quest'argomento, è bene ricordare che la conservazione di un qualcosa non ha come condizione necessaria che venga registrato o scritto. Ciò per il semplice fatto che se qualcosa non è stata scritta non significa necessariamente che non sia stata accuratamente e correttamente conservata. Inoltre, la scrittura, di per sé, non è sufficiente per la conservazione di qualcosa. È possibile che qualcosa sia registrata in modo errato.
Entrambi questi punti sono stati debitamente presi in considerazione dagli studiosi del hadith. Non hanno, infatti, richiesto che un hadith debba essere scritto perché sia accettato, nonostante riconoscano l'importanza di un tale supporto materiale e molte volte, secondo la persona in questione, è stata preferita la registrazione scritta anziché quella verbale. Tali studiosi avevano anche capito che la semplice registrazione di qualcosa non era sufficiente, poiché era necessario accertarsi che la registrazione si fosse conclusa correttamente. Di conseguenza, i ricercatori del hadith accettavano o preferivano le relazioni scritte dagli studiosi, oltre a quelle memorizzate, solo se si conoscevano di questi ultimi una certa abilità e correttezza nei propri scritti.
Questo tema ha rappresentato una delle pratiche preferite da molti Orientalisti che ripetevano costantemente il “fatto” che gli ahadith non siano stati registrati in un primo momento, bensì siano stati trasmessi solamente oralmente per i primi due secoli dopo l'Egira (Calendario Arabo). Pertanto gli ahadith non sarebbero per loro molto più di una tradizione popolare e leggenda trasmessa oralmente, in modo peraltro casuale, per molti anni. Purtroppo, questo è un equivoco che si è diffuso largamente tra molte persone che si sono bastati su una scarsa e superficiale ricerca riguardo al tema. In realtà, questa falsa supposizione e scorretta osservazione, per la grazia di Dio, è stata confutata da numerosi studiosi musulmani in più tesi di dottorato sia nel Mondo Musulmano sia presso le Università Occidentali. Tra queste le dissertazioni di Muhammad Mustafa Azami (1967), pubblicato come “Studi nella Prima Letteratura del Hadith”, e Imitiyaz Ahmad “Il Significato della Sunna e Hadith e la loro prima Documentazione”, pubblicato in Edimburgo nel 1974.
La registrazione del hadith del Profetar, ha avuto inizio sin dall'epoca del Profetar stesso. Al Baghdadi, infatti, riporta un numero di ahadith che mostrano come il Profetar abbia esplicitamente consentito la registrazione del suo hadith. Ecco alcuni esempi:
1.Al Daarimi e Abu Dauud nei loro Sunan (raccolte di Hadith) hanno riportato che 'Abdullah ibn 'Amr ibn Al 'As ha affermato di aver utilizzato ogni cosa per registrare ciò che udiva dal Profetar. Qualcuno però gli disse non scrivere di lui ogni cosa, sostenendo che il Profetar essendo umano passava momenti di rabbia e altri di felicità. Così 'Abdullah smise di scrivere il hadith fino a quando non chiese al Profetara tal proposito.
Il Messaggero di Dior gli disse:
“Scrivi, poiché per Colui nelle cui Mani vi è la mia anima, non è uscito da me nulla se non Verità”[1].
Cioè, sia in caso di rabbia sia in caso di felicità ciò che diceva era comunque verità.
2.Al Bukhari nel suo Sahih (raccolta di ahadith autentici), ha riportato che Abu Huraira disse: “Non vi è nessuno dei Compagni che possiede un maggior numero di ahadith più di quanto ne possieda io, tranne 'AbdulAllah Ibn 'Amr, che scriveva mentre io non scrivevo […]”[2].
3.Al Bukhari ha riportato che una persona giunta dallo Yemen raggiunse il Profetar nel giorno della Presa di Mecca e gli chiese se poteva ottenere il suo discorso scritto, e così approvòr dicendo:
“Scrivete per Abu Shah”.
4.Anas narrò il detto: “Legate la sapienza con la scrittura”. Questo hadith è stato riferito da più fonti ma principalmente con catene deboli. C'è controversia sul fatto che se sia stata o meno un'affermazione del Profetar, oppure di qualche Compagno. Tuttavia, secondo Al Albani, il hadith, così come l'ha riportato Al-Haakim e altri, è autentico[3].
Non c'è dubbio, quindi, che la registrazione del hadith abbia avuto inizio durante la vita del Messaggero di Dior stesso. Questa pratica di scrittura del hadith continuò anche dopo la sua morter. Al Azami, nella sua opera “Studi nella Prima Letteratura del Hadith”, ha elencato e discusso a proposito di una cinquantina di Compagni del Profetar che registrarono il hadith[4].
Si noti quanto segue:
-AbdulAllah ibn 'Abbas (3 aH-68 dH)...era così desideroso della conoscenza che poteva arrivare a chiedere fino a trenta Compagni riguardo ad un singolo episodio... Pare che scrivesse ciò che sentiva e perfino anche i suoi servi erano impiegati in tale scopo... In seguito il hadith che deriva da lui giungeva in forma scritta: Ali ibn 'Abdullah ibn 'Abbas, 'Amr ibn Dinar, Al Hakam ibn Miqsam, Ibn Abu Mulaikah, 'Ikrimah ... Kuraib, Mujahid, Najdah ... Sa'iid ibn Jubair[5].
-Abdullah ibn 'Umar ibn Al Khattab (10 aH.-74 dH.). Ha trasmesso un gran numero di ahadiith, ed era così severo in materia che non permetteva il cambiamento dell'ordine delle parole, anche nel caso non ne alterasse il significato… Aveva dei libri. Un Kitab [libro] che apparteneva ad 'Umar, di cui era in possesso, è stato letto in sua presenza da Nafi' più volte... In seguito il hadith che deriva da lui giungeva in forma scritta: Jamil ibn Zaid Al Taaìi ... Nafi', Sa'iid ibn Al Jubair, 'Abd Al 'Aziz ibn Marauan, 'Abd Al Malik ibn Marauan, 'UbaidulAllah ibn 'Umar, 'Umar ibn 'UbaidulAllah... [6]
Al Azami inoltre ha redatto un elenco, discutendo di ogni singolo componente:
-49 persone sono “i successori del primo secolo” che hanno registrato il hadith[7];
-prosegue elencando 87 “studiosi che coprono la fine del primo e l'inizio del secondo secolo” che hanno registrato il hadith[8].
-- Poi elenca “studiosi dalla prima metà del secondo secolo” 251 persone che hanno raccolto e registrato il hadith[9].
Così Al Azami ha prodotto un elenco di 437 studiosi che hanno registrato il hadith, tutti che vissero e morirono prima dell'anno 250 dH. Molti di essi tra l'altro sono antecedenti all'epoca di 'Umar ibn 'Abdul 'Aziiz, al quale è stato attribuito erroneamente il merito di essere stata la prima persona a chiedere la raccolta del hadith. La storia di 'Umar ibn 'Abdul 'Aziiz è stata effettivamente fraintesa poiché non indica affatto che nessuno prima di lui non abbia raccolto il hadith[10].
Citando Al Azami, “ Una recente ricerca ha dimostrato che la quasi totalità degli ahadith del Profetar fu scritta durante la vita dei Compagni, che si estendeva fino alla fine del primo secolo”. Quest'affermazione si basa in parte sulla ricerca de Al Azami stesso, in cui ha menzionato molti Compagni e Seguaci che possedevano ahadith scritti. Infatti, egli stesso scrive altrove:
“Ho stabilito nella mia tesi di dottorato “Studi nella Prima Letteratura del Hadith” che anche nel primo secolo dopo l'Hijra centinaia di libretti di hadith erano già in circolazione. Se si aggiungessero altri cento anni, sarebbe difficile enumerare la quantità di opuscoli e libri che erano in circolazione. Anche per la stima più conservativa erano molte migliaia”[11].
Nota:
[1] Ritenuto autentico da Al Albani. Vedi Muhammad Nasir Al Din Al Albani, Sahiih Sunan Abi Dauud (Riad: Maktab al Tarbiyyah al Arabi li Dual al Khaliij, 1989), vol. 2, pag. 695.
[2] Ibn Hajar, commentando questo hadith, ha spiegato come Abu Huraira avrebbe comunque narrato molti più ahadith di 'Abdullah ibn 'Amr. Vedi Ibn Hajar, Al Fath, vol. 1, pag. 206-208. Un aspetto che non menzionò è che Abu Huraira morì circa sedici anni dopo 'Abdullah Ibn 'Amr.
[3] Al Albani, Sahiih Al Jaami' Al Saghiir, vol. 2, pag. 816.
[4] Muhammad Mustafa Al Azami, Studies in Early Hadeeth Literature (Indianapolis, IN: American Trust Publications, 1978), pag. 34-60.
[5] Fonte precedente, pag. 40-42.
[6] Fonte precedente, pag. 45-46.
[7] Fonte precedente, pag. 60-74.
[8] Al Azami, Studies in Early Hadeeth Literature, pag. 74-106.
[9] Fonte precedente , pag. 106-182.
[10] La storia, così come riportato da Al Bukhari, racconta che è che 'Umar ibn Abdul 'Aziiz (61-101) scrisse ad Abu Bakr ibn Muhammad (morto nel 100 dH) dicendogli: “Osserva ciò che fa parte del hadith del Messaggero di Allahre quindi scrivilo, poiché ho paura per le lezioni di sapienza e lo scomparire dei sapienti. E non accettate nulla se non il hadith del Profetar“. Egli ha altrettanto inviato lettere a Saa'd ibn Ibrahim e Al Zuhri chiedendo a loro di fare lo stesso. È stato erroneamente affermato da alcuni, per esempio M.Z. Siddiqi, che la richiesta di 'Umar abbia dato inizio alle raccolte del hadith.
[11] Al Azami, Studies in Early Hadeeth Literature, pag. 64.
La Preservazione Divina della Sunnah (3 di 7): L'importanza e la Storia dell'Isnaad
Descrizione: La seguente serie di articoli illustra i mezzi utilizzati nel corso della storia per garantire che la Sunnah, o insegnamenti del Profeta Muhammadr , rimanesse autenticamente conservata e priva di alterazione e interpolazione. Terza Parte: L'importanza e la storia dell'Isnaad fin dai primi anni.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 61
- Visto: 19,428
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Un altro strumento importante utilizzato per la conservazione del hadith è il sistema dell'Isnaad che è stato sviluppato esclusivamente dalla nazione musulmana. Il sistema dell'Isnaad è il sistema con cui si stabiliscono le fonti dell'informazione della narrazione rintracciando l'intero percorso fino al Profetar.
L'importanza dell' Isnaad è stata eloquentemente mostrata da 'AbdulAllah ibn Al Mubaarak che disse: " L'Isnaad è parte della religione. Se non fosse per l'Isnaad chiunque avesse voluto avrebbe detto ciò che ha voluto"[1]. In effetti, l'Isnaad è stato essenziale nel separare il hadith autentico da quello debole ed altrettanto nell'identificare quello fabbricato. Ancora oggi, nessuno può permettersi di raccontare un hadith senza essere in grado di fornirne la fonte nel caso gli venisse richiesta. Continuò Ibn Al Mubaarak dicendo: "Se chiedi alla persona da dove ha ottenuto il hadith [sarà costretto] a tacere". L'Isnaad ha agito e agisce come tipo di garanzia o custodia per l'autenticità del hadith. I primi studiosi di hadith non prendevano nemmeno in considerazione un hadith qualora non ne conoscessero l'isnaad.
Circa l'importanza dell'isnaad, disse Sufiaan Al Thauri (morto nel 161 d.H.): "L'Isaad è l'arma del fedele. Se non avesse l'arma con cosa combatterebbe?". Con l'uso dell'Isnaad, gli studiosi musulmani sono stati in grado di eliminare (o "combattere"), le innovazioni che alcuni hanno cercato di introdurre nell'Islam. Muhammad ibn Siriin (morto nel 110 d.H.), Anas ibn Siriin, Al Dahaak e 'Uqba ibn Naafi' è stato riportato di loro la frase in cui dissero: " Invero questa sapienza [del hadith] è religione, quindi osservate da chi prendete la vostra religione"[2]. Dal momento che la Sunnah costituisce una parte essenziale dell'Islam, accettare il hadiith da una certa persona è simile al prendere da lui la propria religione. Quindi, occorre prendere in seria considerazione la necessità di acquisire la propria religione da persone affidabili che seguono nei loro detti ciò che torna al Profetar e questo non è possibile se non attraverso l'uso dell'Isnaad.
Questo sistema è stato ancora più protettivo di quanto lo sia il sistema odierno di pubblicazione e copyrighting. HamidulAllah ha scritto:
"[…] anche nelle opere più accuratamente documentate, ci sono due inconvenienti:
(a)Nel caso delle opere pubblicate, vi è poca o nessuna possibilità di verificare se ci sono errori di stampa o altre imprecisioni. Ciò non accadrebbe se si facesse affidamento ad un lavoro solo non dopo averlo sentito dallo stesso autore, o dopo averne ottenuto una copia certificata dall'autore, o in caso di opere antiche, da chi ha avuto l'opportunità di ascoltarlo dall'autore, o dal suo trasmettitore autorizzato.
(b)Ci si accontenta oggigiorno della prima fonte in possesso, senza molto preoccuparsi di rintracciare le fonti precedenti a questa, e la risalita in sequenza fino al testimone oculare dell'evento. Nelle opere del Hadiith invece la questione è stata differente... "[3].
In conclusione, si può affermare che l'Isnaad rappresenta un elemento essenziale di ogni hadiith senza il quale nessuno ha la possibilità di verificare l'autenticità della narrazione. 'AbdulAllah ibn Al Mubarak è stato effettivamente corretto quando ha detto che senza l'isnaad chiunque sarebbe stato libero di dire ciò che voleva e poi spacciarla come parte della religione dell'Islam[4]. L'importanza dell'Isnaad è, infatti, evidente e veramente in pochi l'hanno contestata. Più importante invece è la discussione di quando l'Isnaad cominciò ad essere utilizzato e se fosse trascorso dall'inizio della sua applicazione molto tempo dalla morte del Profetar, in quanto sarebbe, in effetti, inutile.
Nella tesi di dottorato, 'Umar Fullaatah ha discusso la storia dell'isnaad in grande dettaglio. Per motivi di spazio però, non è possibile presentare la discussione dettagliatamente. Tuttavia, egli ha esposto le seguenti importanti conclusioni:
Per quanto riguarda il momento in cui l'isnaad fu utilizzato per la prima volta al fine della trasmissione del hadiith, egli afferma che, in via predefinita, era uso dei Compagni adoperare gli isnaad, ma dato che di solito non vi era alcun intermediario tra loro e il Messaggero di Dior non risulta così evidente il loro riferimento ad esso. I Compagni, che Allah si compiaccia di loro, riferivano il hadiith o evidenziando il fatto di averlo sentito direttamente dal Profetar, o indicando di non averlo sentito direttamente dal Profetar. Afferma Fullaatah che la stragrande maggioranza degli ahadiith riferiti dai Compagni furono quelli sentiti direttamente dal Messaggero di Dior. Pertanto, l'isnaad fu utilizzato in primo luogo durante l'epoca dei Compagni, nonostante sia possibile dire, che quest'uso sia appena percepibile.
Nota:
[1] Citato dall'Imam Muslim nell'introduzione del suo Sahih nel capitolo intitolato: "Dichiarazione che l'Isnaad è parte della religione […]".
[2] Citato da 'Umar ibn Hasan Al 'Uthman Fullaatah, "Al Widha fi al-Hadiith" (Damasco: Maktabah al-Ghazzaali, 1981), vol. 2, pag. 10.
[3] Muhammad Hamidullah, "Sahifah Hammam ibn Munabbih" (Parigi: Centre Culturel Islamique, 1979), pag. 83.
[4] Vien da pensare al caso di Paolo e all'origine di molte credenze cristiane. Paolo, ovviamente, non incontrò mai Gesù, che Iddio lo elogi e lo preservi. Egli quindi non poteva far risalire i suoi insegnamenti a quelli di Gesù, che Iddio lo elogi e lo preservi, e, di fatto, trovò l'opposizione di molti dei veri Compagni che sapevano ciò che Gesù, che Iddio lo elogi e lo preservi, aveva detto effettivamente. Purtroppo, l'autenticità storica e l'analisi degli esposti che tornano al maestro originale, Gesù, è un tema che non è stato realmente sviluppato nel pensiero cristiano. Così, la loro religione divenne largamente distorta e lontana dai veri insegnamenti di Gesù, che Iddio lo elogi e lo preservi.
La Preservazione Divina della Sunnah (4 di 7): La Preservazione dell'Isnaad.
Descrizione: La seguente serie di articoli illustra i mezzi utilizzati nel corso della storia per garantire che la Sunnah, o insegnamenti del Profeta Muhammadr , rimanesse autenticamente conservata e priva di alterazione e interpolazione. Quarta Parte: La pratica dell'indicazione dell'Isnaad e la sua preservazione sin dai primi anni.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 63
- Visto: 18,966
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Riguardo al momento in cui i narratori sono stati costretti dagli ascoltatori a menzionare i loro isnaad, afferma Fullaatah, che Abu Bakr, che Allah si compiaccia di lui, il primo califfo morto solo due anni dopo il Profetar, è stato il primo a esigere dal narratore la dimostrazione dell'autenticità del proprio racconto, e che a volte non accettava la notizia se dopo la convocazione di un testimone che confermasse il suo hadiith.
E così anche 'Umar, che Allah si compiaccia di lui, seguì la stessa metodologia.
In questo modo scoprivano se la persona avesse sentito il
hadiith direttamente dal Messaggero di Dior o attraverso qualche fonte intermediaria.
Il loro obiettivo era di verificare la correttezza della narrazione che benché
fosse tale, al tempo stesso tal opera, inavvertitamente, induceva il narratore
a mostrare lo stato dell'Isnaad del suo hadiith. Pertanto, i
narratori già durante la loro epoca (quindi subito dopo la morte del Profetar) sono stati indotti ad esporre i loro isnaad.
Ali, il quarto califfo, contemporaneo della fitnah (intesa come
tumulto), che Allah si compiaccia di lui, a volte esigeva dal narratore il
giuramento di aver sentito il hadith direttamente dal Profetar.
Ovviamente, anche dopo la fitnah, continuò l'uso del richiedere al narratore la dichiarazione delle fonti[1].
Per quanto riguarda invece a quando il narratore
cominciò ad insistere nel citare l'Isnaad di ciascun hadiith,
afferma Fullaatah che questa urgenza si è rafforzata in modo davvero evidente
dopo che i narratori deboli e le persone immorali cominciarono a raccontare ahadiith.
Durante quest'epoca il narratore stesso s'impegnava nel citare l'Isnaad
del hadiith narrato.
Al A'mash era solito raccontare il hadith e poi dire: “ E qui vi
è il cardinale della questione”, seguendo col parlare dell'Isnaad.
Al-Waleed ibn Muslim proveniente dallo Shaam ha riferito: “Un giorno, Al Zuhri disse: «Cosa c'è di malfatto in voi che vi vedo narrare il hadith senza la parte essenziale o più importante?». Dopo quel giorno i nostri compagni [cioè la gente dello Sham (Paesi del Levante, Medio Oriente o Arabia settentrionale)] si abituarono a menzionare l' Isnaad”[2].
I sapienti quindi biasimavano gli studenti circa l'ascolto del hadith da insegnanti che si limitavano a ricordarlo senza l'Isnaad[3]. Infatti essi rifiuteranno qualsiasi detto privo della catena di trasmissione. Bahz ibn Asad disse: “Non accettare un hadith da qualcuno che non dice: «Ci ha narrato il tale»“, cioè privo di Isnaad. I musulmani cominciarono ad insistere sull'uso della catena di trasmissione anche in altre discipline diverse da quella del Hadith, come in Storia, in Tafsiir (esegesi del Corano), in Poesia ecc.
Pertanto, dopo aver discusso la questione in dettaglio, Fullaatah ha concluso con quanto segue:
1.L'Isnaad fu utilizzato già durante il tempo dei Compagni, che Allah si compiaccia di loro.
2.Abu Bakr, che Allah si compiaccia di lui, fu il primo ad imporre ai narratori la citazione della fonte del loro hadith.
3.Il narratore stesso ha insistito nel citare l'Isnaad di ogni hadith sulla scia dei punti (1) e (2) precedenti[4].
In conclusione, non c'è mai stato alcun momento in cui le narrazioni dei detti siano state completamente prive del ricordo dell'Isnaad. Durante il tempo dei Compagni, l'uso della catena di trasmissione non era così evidente perché (di solito) non c'era nessun mediatore tra il narratore e il Profeta, che Iddio lo elogi e lo preservi. (L'epoca dei Compagni si è conclusa “ufficialmente” nel110 dopo al Hijra, con la morte dell'ultimo Compagno). Abu Bakr e Umar, che Allah si compiaccia di loro, erano scrupolosi nel controllo dell'autenticità degli ahadith. Più tardi apparvero sapienti come Al Sha'bi e Al Zuhri, che evidenziarono ai musulmani la necessità di citare l'Isnaad col hadith. L'importanza di questa pratica esaltò particolarmente dopo i principali scontri (come quella che ha causato la morte di Uthmaan, che Iddio si compiaccia di lui), e le persone si resero conto che le narrazioni del hadith rappresentavano la loro religione e, pertanto, dovevano necessariamente guardare con attenzione da chi stavano prendendo questa religione. Dopo i primi anni, l'Isnaad e il suo uso corretto divenne standardizzato e la sua conoscenza formò un ramo indipendente nella scienza del hadith. Ciò (la menzione dell'isnaad) continuò fino alle principali raccolte di hadith accuratamente redatte nel terzo secolo[5].
In realtà, Iddio ha benedetto la nazione di Muhammad, che Allah lo elogi e lo preservi, attraverso quel modo unico di preservare i suoi insegnamenti originali: l'Isnaad.
Scrisse Muhammad bn Haatim bn Al Mudhaffar:
“In verità Iddio ha onorato e distinto questa nazione e l'ha sollevata sopra le altre attraverso l'uso dell'Isnaad. Nessuna delle nazioni precedenti o presenti possiedono catene di trasmissione ininterrotte. Hanno in loro possesso pagine [antiche], ma i loro libri sono stati mescolati con i loro rapporti storici e non sono in grado di distinguere ciò che è stato originariamente rivelato, come la Torah o del Vangelo, e ciò che è stato aggiunto in seguito, come le segnalazioni prese da inaffidabili [o, più probabilmente, narratori sconosciuti]” [6].
Nota:
[1] Fullaatah, vol. 2, pag. 20-22.
[2] Citato da Fullaatah, vol. 2, pag. 28.
[3] Ibid. vol. 2, pag. 28/29. Vedi la storia di Al Zuhri, Abdullah ibn Al Mubaarak e Sufiaan Al Thauri in quelle pagine.
[4] Fullaatah, vol. 2, pag. 30.
[5] In effetti, la tradizione al racconto del hadith con il loro isnaad continuò fino al quinto secolo. In seguito, dopo questo periodo i libri furono trasmessi tramite l'ijaaza (ovvero il permesso dato dall'autore ad altri per raccontare i propri libri o le proprie raccolte di hadith), anche se comunque ancora oggi vi sono sapienti che sono in grado di narrare gli ahadith con una catena completa sino al Profeta, che Allah lo elogi e lo preservi. Cf, Khaldoon Al Ahdab, Asbaab Ikhtilaaf Al Muhadeetheen (Jeddah: Al Dar Al Saudiya, 1985)., Vol. 2, pag. 707.
[6] Citato da Abdul Wahaab Abdul Lateef, in “Al-Mukhtasar fi Ilm Rijaal Al Athar” (Dar Al Kutub Al Hadiithia), pag. 18.
La Preservazione Divina della Sunnah (5 di 7): L'inizio immediato della critica e del giudizio sui narratori di Hadith
Descrizione: La seguente serie di articoli illustra i mezzi utilizzati nel corso della storia per garantire che la Sunnah, o insegnamenti del Profeta Muhammadr, rimanesse autenticamente conservata e priva di alterazione e interpolazione. Quinta Parte: L'inizio immediato della critica del giudizio sui narratori di Hadith.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 53
- Visto: 19,318
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Un altro aspetto importante riguardante la conservazione degli ahadiith è stato l'immediato sviluppo della critica del hadith e il giudizio sui narratori. Anche durante la vita del Messaggero di Dio, la pace sia su di lui, i Compagni andavano spesso da lui a chiedergli conferma circa alcuni discorsi che sentivano correlati alla sua autorità. Il professore 'Azami, riferendosi ad esempi contenuti nelle raccolte di hadith come quella di Ahmad, Al-Bukhari, Muslim e al Nasaaiì, scrive:
“Se per critica intendiamo lo sforzo di distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, allora possiamo dire che questa è iniziata già nella vita del Profeta. Ma in questa fase, non significava altro che andare dal Profeta e verificare che l'avesse effettivamente detto...
“Troviamo che questo tipo d'indagine o verifica sono state effettuate da , 'Umar, 'Ali, Ubaii bn Ka'b, 'Abdullah bn 'Amr, Zainab moglie di Ibn Mas'uud, e altri ancora. Alla luce di questi eventi, si può affermare che l'inchiesta sul hadith, o, in altre parole, la critica del hadith sia iniziata in una forma rudimentale già durante la vita del Profeta” [1].
Ovviamente questa pratica di confermare i rapporti
direttamente con il Messaggero di Dio dovette necessariamente cessare con la
morte del Profeta. A quel tempo i Compagni, guidati da notabili come Abu Bakr,
'Umar, 'Ali, Ibn 'Umar e altri, usavano confermare il hadith tra di loro.
'Umar, per esempio, era molto severo nel salvaguardare la corretta diffusione
del hadith.
In Sahih Muslim si può trovare l'esempio di Abu Musa al Ash'arii. 'Umar,
infatti, minacciò di farlo punire nel caso non gli avesse presentato un
testimone per confermare un hadith che gli aveva raccontato. Commentando questo
hadith, 'Abdul Hamid Siddiqi ha dichiarato che 'Umar non dubitava di Abu Musa,
ma voleva solo ribadire il fatto di mantenere una stretta vigilanza nella
trasmissione di ahadith[2].
Molti esempi di questo tipo possono essere forniti. Abu Hurairah, 'Aisha, 'Umar e Ibn 'Umar hanno difatti verificato ahadith. A volte verificavano il hadith da “riferimento incrociato” (come 'Umar e Abu Musa sopra), altre volte invece hanno usato quello che potrebbe essere definito con “serie temporali” di controllo. L'imam Muslim riporta che 'Aisha sentì un determinato hadith narrato da 'Abdullah bn 'Amr. Un anno dopo ha inviato il suo servo da 'Abdullah ibn 'Amr affinchè risentisse di nuovo il hadith per assicurarsi che l'avesse narrato esattamente come l'aveva sentito dal Profeta senza errori o aggiunte nella sua narrazione[3].
Questa indagine sui narratori ha portato allo sviluppo della scienza più affascinante ed esclusiva, cioè quella di Al Jarh ua Al Ta'diil, in cui la vita, le qualità accademiche e le qualità morali, letteralmente di migliaia di narratori sono affrontate in dettaglio. Ogni narratore deve soddisfare entrambi i requisiti, morali e accademici perché sia accettato il suo hadith. Uno solo requisito, senza l'altro infatti, non è sufficiente. Un individuo può avere una grande memoria o essere in grado di registrare riporti in modo molto preciso, ma se non è considerato una persona completamente onesta e degna di fiducia, le sue narrazioni di hadith, che sono le informazioni più importanti che un individuo possa trasmettere, non sono comunque accettate. Allo stesso modo, una persona può essere un individuo molto pio e onesto, ma se lui non possiede le qualità letterarie o accademiche per essere in grado di trasmettere informazioni in modo accurato e corretto, le sue narrazioni altrettanto non possono considerate valide.
Così, gli studiosi hanno sviluppato molti mezzi con cui mettere alla prova la competenza e la precisione dei narratori di ahadith. 'Azami afferma che ci sono quattro modi principali per verificare le competenze di un narratore e ne ha mostrato un esempio per ogni tipo[4], e sono:
1.Confronto tra gli ahadith di diversi studenti dello stesso studioso. Un esempio è quello di Yahya bn Ma'iin che ha letto i libri di Hammad bn Salama da diciassette studenti di Hammad. Ha detto che così facendo sarebbe stato in grado di individuare gli errori che ha commesso Hammad (confrontandole con le narrazioni degli altri studiosi) e gli errori commessi da ogni singolo studente (confrontando il materiale di ciascun studente di Hammad con i suoi compagni).
2.Il confronto tra le dichiarazioni di un unico studioso in tempi diversi. Si è parlato in precedenza di 'Aisha che fece chiedere di un hadith ad 'Abdullah bn 'Amr bn Al 'Aas raccontato da lui già un anno prima. Così quando si accorse dell'assenza di errori scorse il fatto che lui abbia imparato il tutto a memoria esattamente come l'ha sentito dal Profeta[ﷺ].
3.Il confronto tra la lettura orale e i documenti scritti. 'Azami ha citato il seguente esempio:
'AbdulRahman bn 'Umar ha trasmesso un hadith attraverso Abu Huraira riguardante la preghiera del Dhuhr [cioè quella di mezzogiorno], dicendo che poteva essere ritardata in estate dal suo momento iniziale. Abu Zur'ah disse però che questo detto non era corretto. Questo hadith era stato trasmesso sotto l'autorità di Abu Sa'id. Così 'AbdulRahman bn 'Umar prese molto seriamente l'accaduto tenendolo ben a mente per non dimenticare. Allora quando ritornò nella propria città, prese a controllare il detto nel suo libro accorgendosi di essere in errore. Allora scrisse ad Abu Zur'ah, confermandogli il proprio errore e chiedendogli di incaricarsi di questo guaio ed informare questa e quell'altra persona e gli studenti che gli avevano chiesto a riguardo e avvisargli del suo errore, ricordandogli che avrebbe ottenuto la ricompensa da Dio e che la vergogna per lui sarebbe stata molto meglio dell'Inferno[5].
4.) Il confronto tra il hadith e il testo coranico. Questa pratica iniziò già ai tempi dei Compagni. Il Corano, infatti, rappresentava il primo test che il hadith doveva passare. I Compagni non avrebbero potuto accettare alcun hadith che contraddicesse il Corano, e sarebbero giunti alla conclusione che era il Compagno che ha riportato il hadith ad essersi sbagliato o frainteso ciò che il Profeta aveva narrato. Ciò perché sapevano che in realtà il Corano e la Sunnah erano essenzialmente Rivelazioni e quindi non era possibile che uno potesse contraddire l'altro.
'Azami ha menzionato solo queste quattro modalità di verifica della competenza di un narratore, ma ce ne furono altre. Erano comunque piuttosto comuni: il confronto della notizia di un narratore con quelle che altri narravano (non di studenti dello stesso sapiente); confrontando una Sunnah con un'altra e confrontando il testo del hadith con eventi storici ben noti.
Nota:
[1] Mustafa Muhammad -Azami, Studies in Hadeeth Methodology and Literature (Indianapolis, IN: American Trust Publications, 1977), pag. 48.
[2]AbdelHamid Siddiqui, trans. and commentator, Sahih Muslim (Lahore, Pakistan: Sh. Muhammad Ashraf, 1972), (3/ 1175‑6).
[3] Ibid. (4/ 1405).
[4] 'Azami, Methodology, pag. 52‑58.
[5] 'Azami, Methodology, pag. 56.
La Preservazione Divina della Sunnah (6 di 7): Il viaggio alla ricerca del Hadith
Descrizione: L'importanza attribuita al fatto di ottenere la conoscenza nell'Islam induce molti musulmani ad intraprendere lunghi viaggi per raccogliere e confermare i detti e le azioni del Profeta Muhammad, la pace sia su di lui.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 65
- Visto: 19,797
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
Un altro fenomeno unico che è apparso e ha contribuito nella preservazione della Sunnah è stato il viaggio alla ricerca del hadith, con lo scopo di verificare le fonti e raccogliere più hadith contemporaneamente. Tra tutte le diverse comunità religiose del mondo, solo la nazione islamica si è distinta tramite due caratteristiche particolari che l'hanno salvata dal perdere i suoi insegnamenti originali e puri. Queste due esclusività sono: l'uso del Isnad (catena di trasmissione), che è stato già discusso, e i viaggi intrapresi alla ricerca del hadith, che affrontiamo ora. Il grande desiderio di conoscenza religiosa tra i musulmani ha condotto le persone a viaggiare, da soli, per mesi ogni volta, soltanto per raccogliere o confermare un solo detto del Profeta, la pace sia su di lui. È stato quest'attaccamento al hadith e la disponibilità a sacrificare qualsiasi aspetto di questa vita mondana a contribuire nella conservazione minuziosa del hadith del Profeta, la pace sia su di lui.
Zubayr Siddiqi ha scritto:
Tutte queste diverse generazioni di “tradizionalisti” hanno manifestato una meravigliosa attività per il perseguimento del hadith. Il loro amore per la materia era profonda. Il loro entusiasmo per essa non conosceva limiti. La loro capacità di soffrire per il gusto di farlo non aveva alcun limite. Il ricco di loro sacrificava le proprie ricchezze in suo favore, e il povero invece gli dedicava la propria vita, nonostante la propria povertà[1].
Ma per quale motivo tale desiderio di conoscenza era così talmente grande tra questi primi musulmani? Nessuno è in grado di rispondere in modo completo a questa domanda, ma comunque le ragioni di questo forte desiderio erano tante. Certamente, tra queste motivazioni vi è quanto segue:
a)La conoscenza del hadith rappresentava per queste anime pie un mezzo che li conduceva alla pratica del Profeta, la pace sia su di lui,e sapevano che, seguendo le sue orme che sarebbero diventati più vicino a Dio.
b)Il Corano e il Profeta, la pace sia su di lui, hanno entrambi rilevato le virtù e l'importanza di raggiungere la sapienza. Disse Iddio l'Eccelso:
[Dì: “Sono forse di pari livello coloro che sanno e coloro che non sanno?”] (Corano, 39:9).
Disse anche:
[Invero, tra I Suoi servi, coloro che temono Iddio sono solo i sapienti] (Corano, 35:28).
Tra le molte affermazioni profetiche riguardanti quest'argomento vi sono:
“Chi intraprende una strada per raggiungere sapienza in essa, gli facilita Allah una strada per il Paradiso […]” (Sahih Muslim).
Il Profeta, la pace sia su di lui, disse anche:
“Quando muore il figlio di Adamo si interrompe il suo operato tranne in tre: elemosina fluente o sapienza da cui si trae beneficio o un figlio ben disposto che invoca per lui” (Sahih Muslim).
I primi studiosi hanno riconosciuto l'importanza di raggiungere la conoscenza e hanno altrettanto individuato che nessuna conoscenza è migliore della conoscenza del Creatore. Pertanto, hanno fatto del loro meglio per imparare gli insegnamenti del Suo Profeta, la pace sia su di lui.
Alcuni esempi dei primi anni daranno un quadro più chiaro circa questi viaggi alla ricerca del hadith. In realtà, può essere detto che questo tipo di viaggio sia iniziato già al tempo del Profeta, la pace sia su di lui, stesso. Cioè, anche in quel momento, la gente giungeva da fuori di Medina per chiedere al Profeta, la pace sia su di lui,riguardo a materie specifiche. In alcuni casi, capitava che andassero dal Profeta, la pace sia su di lui, per verificare quanto era riportato dai suoi rappresentanti. Nel Bukhari e Muslim si può notare che anche i Compagni non vedevano l'ora di un tale evento. Questo perché, come disse Anas, vi era l'interdizione di rivolgere troppe domande al Profeta, la pace sia su di lui, e quindi attendevano la venuta di un beduino intelligente che intraprendeva il viaggio per sopraggiungere dal Profeta e porgli domande specifiche.
Gli esempi seguenti riguarderanno Compagni che hanno viaggiato per verificare alcuni ahadith che essi stessi avevano sentito dal Profeta[2].
L'Imam Al Bukhari riportò nel suo Sahih che Jabir bn 'Abdullah viaggiò per un mese per ottenere un singolo hadith da 'Abdullah bn Unais. In una versione registrata da Al Tabaraani, si afferma che Jabir disse: “Ho voluto ascoltare un hadith sulle pene, su diretta autorità del Profeta e chi lo narrava [direttamente dal Profeta] si trovava in Egitto, così ho comprato un cammello e son partito per Egitto ... “[3].
Il Compagno Abu Aiuub ha viaggiato fino l'Egitto per chiedere 'Uqba ibn 'Amir circa un hadith. Disse che solo lui e 'Uqba erano rimasti tra quelli che avevano sentito determinati ahadith direttamente dal Profeta. Così, dopo aver ascoltato il hadith portando a termine la propria missione in Egitto tornò a Madinah.
Uno dei Compagni viaggiò per visitare Fadhala bn 'Ubaid e gli disse che non era venuto a fargli visita, ma era giunto solo per chiedergli di un hadith che entrambi avevano udito dal Profeta e il Compagno sperava che Fadhala ne avesse il testo completo[4].
Dai racconti dei Compagni si può concludere che il loro viaggio in cerca del hadith era intrapreso sostanzialmente per due motivi:
a)Per ascoltare da un altro Compagno coetaneo un hadith che non aveva avuto l'onore di sentire direttamente dal Profeta, aggiungendolo così alla propria scienza del hadith.
b)(c) Per confermare il testo e/o il significato di un hadith che avevano sentito, loro o gli altri Compagni, direttamente dal Messaggero di Dio. In questo modo anche i Compagni potevano costantemente controllare, ricontrollare e salvaguardare la purezza del hadith che essi narravano.
Nell'epoca degli studenti dei Compagni (denominati “Seguaci”), il desiderio e la volontà di viaggiare solo per sentire o confermare un hadith del Profeta non diminuirono. Madinah è stata la casa del Profeta, e per molti anni la casa della Sunnah e la città in cui molti Compagni risiedevano, dopo la morte del Profeta,e fu probabilmente il principale centro di attrazione, tuttavia, qualsiasi luogo in cui era nota la presenza di un particolare hadith diventava direttamente meta dei “viaggiatori”.
Molti esempi potrebbero essere citati. Al Khatiib Al Baghdadi ha scritto un intera opera a proposito del viaggiare alla ricerca del hadith. Il suo libro s'intitola “Al Rihla fi Talab Al Hadith” (“Il Viaggio nella Ricerca del Hadith”). Ciò che rende questo lavoro ancora più interessante è il fatto che non riguarda soltanto gli studiosi che partivano per imparare hadith.
Questi viaggi sono stati fatti da quasi tutti gli studiosi della storia dell'Islam. Infatti, se uno studioso non viaggiava, veniva considerato un caso strano, in quanto la norma era appunto il fatto di viaggiare. Tuttavia, questo libro, come ha sottolineato il curatore dell'opera, Noor al-Deen 'Itr, tratta dei viaggi in cui l'obiettivo, in quei determinati casi, è stato il raggiungimento di un unico hadith e non per la ricerca della sapienza hadith in senso generale ..![5].
Nota:
[1] M. Z. Siddiqi, “Hadeeth Literature: Its Origin, Development, Special Features and Criticism”, (Calcutta: Calcutta University Press, 1961), pag. 48.
[2] Per aver più esempi vedere: Akram Diaà Al 'Umari, “Buhooth fi Tareekh al-Sunnah al-Musharrifah” (Beirut: Muassasah al-Risaalah, 1975), pag. 203.
[3] Disse Ibn Hajar a proposito di questa versione> catena di trasmissione buona. Vedi Ibn Hajar,” Fath Al Baari”, (1/174).
[4] Evento riportato da Abu Dauud.
[5] Vedere la prefazione di Nur Al Din nell'opera di Al Khatiib Al Baghdaadi “Al Rihla fi Talab Al Hadith”. (Beirut: Dar Al Kutub Al 'Ilmiiah, 1975), pag.10.
La Preservazione Divina della Sunnah (7 di 7): Riepilogo
Descrizione: Il paragone tra la salvaguardia e la successione temporale relativa alla preservazione della Sunnah e la preservazione di altre scritture religiose, in particolar modo la Torah e il Vangelo.
- Da Jamaal al-Din Zarabozo (© 2014 IslamReligion.com)
- Pubblicato su 02 Jun 2014
- Ultima modifica su 02 Jun 2014
- Stampato: 51
- Visto: 19,047
- Valutato da: 0
- Inviato via email: 0
- Commentato su: 0
In precedenza è stata esposta una breve descrizione di alcuni dei più importanti mezzi attraverso cui Allah ha conservato l'indispensabile Sunnah del Profeta Muhammad[ﷺ]. Uno degli aspetti più importanti da notare è che queste garanzie sono andate in vigore sin dall'inizio, già durante il tempo del Profeta, la pace sia su di lui, stesso. Non c'è stato un periodo di distacco, lasciando spazio a perdita d'informazioni o di distorsione.
Nella seguente relazione, M.Z. Siddiqi ha svolto un ottimo lavoro di sintesi a proposito della protezione della Sunnah nei primi anni:
Il Hadith, cioè le relazioni dei detti e dei fatti di Muhammad, è stato oggetto di un attento e costante studio e ricerca da parte dei musulmani in tutto il mondo islamico sin dall'inizio della storia dell'Islam e fino ai tempi attuali. Durante il tempo di vita di Muhammad molti dei Compagni cercarono d'imparare a memoria tutto ciò che diceva ed osservavano acutamente tutto ciò che faceva, condividendosi tra di loro queste informazioni. Alcuni di loro scrivevano le notizie nelle Sahifah (rotoli), poi letti ai loro studenti e conservate nelle loro famiglie e lo stesso fu svolto anche dai Seguaci. Dopo la morte di Muhammad, i suoi Compagni si sparsero in vari paesi, e nello stesso modo i loro Seguaci ed intrapresero lunghi ed ardui viaggi, subendo povertà e miseria per raccogliere le notizie... La loro notevole attività circa la conservazione e la propagazione del hadith è stata unica nella storia letteraria del mondo... [E l'eccellenza della loro scienza rimane] senza precedenti nella storia letteraria del mondo, compreso i giorni nostri[1].
Questi processi alla fine culminarono nelle scienze innovative del hadith e nella trasmissione dettagliata delle notizie sino al Profeta. In generale, gli studiosi non consideravano un rapporto come hadith autentico se non dopo la verifica della notizia che doveva possedere una catena completa, trasmissione orale, effettuata da narratori affidabili, fino al Profeta. In caso di condizioni mancanti (da queste ricordate) veniva respinto e considerato come hadith debole.
Più studiano le scienze del hadith, più lui e/o lei raggiungono la tranquillità raggiungendo la certezza che gli insegnamenti del Profeta Muhammad sono stati difatti minuziosamente conservati, proprio come Allah ha promesso nel Corano. Nel momento in cui gli studiosi del Hadith, che sono gli specialisti in questo campo e che hanno speso la loro vita raggiungendo la padronanza di tale disciplina- concordano circa l'autenticità di un hadith, non c'è più bisogno di dibattito o domanda (circa l'autenticità). L'unica cosa che resta perciò da fare è quella di credere in esso e fare del proprio meglio per applicarne il significato nella propria vita.
Il Confronto con le Altre Scritture
Quando si fa riferimento al hadith del Profeta, è normale per alcuni occidentali di usare la parola "tradizione". Ciò porta subito avanti l'idea di un rapporto molto casuale e non scientifico. La realtà, come ho accennato, è completamente differente. L'utilizzo quindi di questo termine, "tradizione", potrebbe essere nient'altro che una cortina di fumo per dare l'impressione che il hadith non sia preservato. Un'altra uso comune è quello di utilizzare come riferimento la conservazione dei Vangeli per descrivere la conservazione del hadith.
Anche questa è una considerazione piuttosto astuta che sicuramente causa una reazione piuttosto negativa da partedi molti. Infatti, molti convertiti hanno studiato i Vangeli e li considerano inaffidabili e questo è proprio uno dei motivi per cui hanno cominciato a cercare una religione diversa dal Cristianesimo. Pertanto, una tale dichiarazione potrebbe arrechare una rapida instabilità nella loro fede nel Hadith.
Ma in realtà, nessun paragone onesto può essere svolto tra la conservazione minuta e scientifica del hadith del Profeta e la conservazione delle Scritture precedenti. Qualche breve descrizione della conservazione - o della manca mancanza di questa- delle scritture precedenti dovrebbero essere sufficienti a ribattere qualsiasi possibile paragone con la conservazione del hadith.
Dopo una lunga discussione sulla storia della Torah, Dirks giunge alla seguente conclusione:
La Torah ricevuta non è singola e nemmeno documento unitario. Si tratta di una raccolta di taglio-e-incolla ... con un ulteriore stratificazione... Mentre Mosè, la persona che ha ricevuto la rivelazione originale, cui la Torah dovrebbe rappresentare, visse non oltre al 13° secolo aC, e probabilmente è vissuto nel 15 ° secolo a.C., la Torah ricevuta risale ad un epoca molto più avanzata. I più antichi substrati identificabili nella Torah ricevuta, non possono essere datati prima del 10° secolo a.C. ... Inoltre, questi diversi substrati non sono mai stati riuniti in un'unica Torah fino al 400 a.C. circa, quindi circa 1.000 anni dopo la vita di Mosè. Ancora di più, la Torah ricevuta non è stata mai totalmente standardizzata, e vi erano almeno quattro diversi testi esistenti nel primo secolo d.C., quindi circa 1.500 anni dopo la vita di Mosè. Inoltre, se si adotta il testo Masoretico, il testo più "ufficiale" della Torah ricevuta, quindi il più antico manoscritto esistente, si nota che risale all'895 a.C. circa, circa 2300 anni dalla vita di Mosè. In breve, anche se la Torah ricevuta potrebbe contenere alcune parti della Torah originale, la provenienza della Torah ricevuta è interrotta, in gran parte sconosciuta, e non può in alcun modo essere ricondotta a Mosè[2].
Nonostante Gesù sia giunto molti secoli dopo Mosè, la rivelazione che ha ricevuto non se l'è cavata molto meglio. Un gruppo di studiosi cristiani, conosciuti come i Fellows of the Jesus Seminar hanno cercato di determinare quale dei detti attribuitisi a Gesù, può essere davvero considerato autentico. Hanno dichiarato: "L'ottanta per cento delle parole attribuite a Gesù nei Vangeli non sono state effettivamente dette dal lui"[3]. Nel descrivere la storia dei Vangeli, hanno scritto, "La cruda verità è che la storia dei Vangeli greci, dalla loro creazione - nel primo secolo - fino alla scoperta delle sue prime copie - all'inizio del terzo- rimane in gran parte sconosciuta […]"[4]. L'opera di Bart Ehrman " The Orthodox Corruption of Scripture" ha identificato come la Scrittura sia stata modificata nel corso del tempo. Dichiara la sua tesi, che dimostra nel dettaglio sin dall'inizio, dicendo: "La mia tesi può essere espressa in modo semplice: scribi che occasionalmente alterano le parole dei loro testi sacri per renderli di ortodossia più chiara e per prevenire il loro uso improprio da parte dei cristiani che avevano abbracciato opinioni aberranti"[5]. Questo è qualcosa come mettere il carro davanti ai buoi: le credenze dovrebbero essere basate sui testi trasmessi, e non sono i testi che devono essere modificati per rispondere alle credenze.
Una nota finale circa il Corano
La natura del Corano è molto diversa da quella delle dichiarazioni e delle azioni del Profeta. Ovviamente, le varie raccolte delle dichiarazioni e delle azioni profetiche sono molto maggiore in termini di dimensioni del il Corano che invece è molto più limitato. Il Corano, che non è per nulla un libro enorme, è stato conservato sia nella memoria così come nella forma scritta sin dal tempo del Profeta Muhammad stesso. Molti dei Compagni del Profeta memorizzarono l'intero Corano e, temendo ciò che era accaduto in precedenza alle comunità religiose, presero le misure necessarie per proteggerlo da qualsiasi forma di alterazione. Così, subito dopo la morte del Profeta, il Corano fu sistemato in un unico insieme e in seguito delle copie ufficiali furono inviati in terre lontane per far sì che il testo rimanesse integro.
Ancora oggi, è possibile viaggiare in qualsiasi parte del mondo, prendere una copia Corano e costatare che è identico in tutto il mondo. La responsabilità di preservare il Corano non può essere quindi realmente paragonata a quella della Sunnah. Quindi, non c'è da meravigliarsi, data l'attitudine dei musulmani di quei tempi, che il Corano sia stato minuziosamente conservato.
Nota:
[1] M. Z. Siddiqi, pag. 4-5.
[2] Jerald F. Dirks, The Cross & the Crescent (Beltsville, MD: Amana Publications, 2001), pag. 53. Other important discussions of the authenticity of the Old Testament may also be found in Maurice Bucaille, The Bible, the Quran and Science (Indianapolis, IN: American Trust Publications, 1978), pag. 1-43; M. M. Al-Azami, pag. 211-263.
[3] Robert W. Funk, Roy W. Hoover and the Jesus Seminar, The Five Gospels: What did Jesus Really Say? (New York: MacMillan Publishing Company, 1993), pag. 5.
[4] Funk, pag. 9.
[5] Bart D. Ehrman, The Orthodox Corruption of Scripture: The Effect of Early Christological Controversies on the Text of the New Testament (New York: Oxford University Press, 1993).
Aggiungi un commento